Sebastiano

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© Sebastiano Bellobuono

Dalle memorie del 25.04.2020

2023-04-12 20:40

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Dalle memorie del 25.04.2020

Tutti fragili e disorientati...

Liberazione in reclusione - Pandemia da Covid19


Non ho molto da scrivere, anche se i pensieri in testa sono davvero tanti.



25 aprile 2020: "Festa della Liberazione...in reclusione". Purtroppo è così!!! Non avrei mai pensato che il 2020 avrebbe preso questa piega. E pensare che fino a qualche mese fa, esattamente a capodanno, tra me e me riflettevo sulla numerologia dell’annata: "2020, propri un bel numero, graficamente mi piace, in qualche modo è anche palindromo, il 20 poi mi sta simpatico...si, sarà proprio una bella annata".
Ma le circostanze lo hanno associato ad un periodo di vita alquanto travagliato, un lasso temporale che manco Paolo Fox, fedele lettore degli astri, avrebbe mai predetto. Anzi, lo stesso astrologo aveva declamato su RaiUno il 2020 come "un anno ricco di grandi successi, soprattutto nel primo trimestre".
Forse qualcosa non ha funzionato, forse si era scordato un particolare: "anno bisesto, anno funesto".



Si, forse facevamo tutti finta di dimenticare il passato, guardando con occhi spavaldi il futuro, scordando che ogni quattro secoli esatti – esattamene dal 1720 – puntualmente, trascorsi 100 anni, abbiamo dovuto fare i conti con un’epidemia catastrofica, che ha mietuto decine di migliaia di vittime.
Eh si, eravamo convinti di poter comandare su tutto e su tutti, l’uomo...sicuro di se, onnipotente, seduto comodo nella sua bella stanza dei bottoni, arredata a piacimento, che con uno sguardo decide sul destino altrui. Sì, quell’uomo lì ero io, eri tu, eravamo noi.



Arroganza, prepotenza, superbia, altezzosità, orgoglio, strafottenza, maleducazione, insolenza, sfrontatezza, scortesia, sgarbataggine, villania, impertinenza, indelicatezza...erano fino a due mesi fa il nostro pane quotidiano...e secondo me, finito tutto, lo saranno nuovamente!!!
Ma poi, uno sciocco virus, una roba microscopica ed invisibile all’occhio umano, ci ha ricordato che forse stavamo correndo troppo, troppo e male! Ci ha ricordato che in fondo siamo vulnerabili e di poco conto.



La strada è ancora lunga; se Dio mi farà sopravvivere a questo periodo angusto, racconterò al prossimo che esattamente il 27 marzo 2020, una persona di forte influenza mediatica, ansimante ed affaticata, da una piazza San Pietro deserta, grigia e bagnata da una pioggia battente commentava così: "Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti" - "tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda" - "ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme" - "La tempesta smaschera la vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità" - "Con la tempesta è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ego sempre preoccupati della propria immagine. E' rimasta scoperta, ancora una volta, quella appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli".

Papa Francesco, nel suo intervento, ha posto l’uomo allo specchio, disarmandolo, mettendolo a nudo. Non ci sono "se", non ci sono "ma", ma c’è da fare soltanto silenzio. Quel silenzio che quando ero piccolo, dopo una monelleria, ero dedito attuare dopo la cazziata di mio padre. Perché quando si sbaglia, quando si toppa, quando ci si comporta male...forse è meglio tacere, riconoscere l’errore, imparare la lezione e filar dritto!


Forse all’uomo odierno manca proprio questo: imparare dalla cazziata del Padre (con la P maiuscola) che con due sculacciate ti fa rigar dritto e guai a voltarsi indietro, a borbottare!



Spesso me ne accorgo a scuola, quando si tenta di correggere un alunno al fine di far meglio: "Prof. a me il progetto piace così, che dirle!" - "Prof. ho fatto cento schizzi, perché mai dovrei farne altri?" - "Prof. il progetto è mio, personale, scelgo io cosa fare!" - "Prof. se non le piace ciò che ho abbozzato mica saranno problemi miei".
Caro alunno, se tu ascoltassi i miei consigli, con molta umiltà, capiresti che potresti far meglio, capiresti che sto spronandoti al fine di far venir fuori le tue qualità. Ma l’uomo è una bestia dura d’addomesticare, spesso testarda.



Molti dicono che quando si tornerà alla vita quotidiana toccheremo con mano un mondo migliore. Il nostro pane quotidiano avrà come ingredienti valori come altruismo, generosità, affetto reciproco, varie ed eventuali.
Io penso con molta franchezza e razionalità che si, forse qualcosa muterà, ma non a lungo termine!
Saremo sempre in competizione l’uno con l’altro e chissà, forse torneremo più stronzi di prima.
Ma bisogna essere ottimisti.
Il "pipistrello"  che ci ha paralizzato morirà - quale pipistrello? Ah si, quello di cappuccetto rosso - e con esso tutte le paure. Sarà un momento di rinascita, risorgeremo dalle ceneri e sarà fantastico.
Sarà quasi irreale andare a far una passeggiata in centro, abbracciarsi e baciarsi col proprio amico (speriamo non faccia di nome Giuda), per poi spendere fior di quattrini per un aperitivo nel miglior bar del centro storico. Ma sarà tutto bello!!!
Per adesso, auguriamo che tutto passi in fretta o come dice un mio collega napoletano “Adda passà ‘a nuttata”.



Sebastiano



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