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© Sebastiano Bellobuono

Dalle memorie del 09.10.2018

2023-04-12 20:09

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Dalle memorie del 09.10.2018

La pietra contiene già il messaggio...

Michelangelo...il "non finito".


Con delle alunne di quinta abbiamo parlato del “non finito” di Michelangelo. E’ sempre bello confrontarsi con i propri alunni...penso sia un arricchimento reciproco.


La mia teoria dapprima è stata d’impatto, provocatoria direi: “Chissà se il non finito di Michelangelo in realtà non fosse pienamente voluto dall’artista, bensì fosse frutto della stanchezza dello scultore dovuta alla sua età avanzata, dai continui viaggi che impegnavano il maestro, da una sorta di vecchiaia che gli impediva di finire un’opera, lasciandola quindi incompleta, per poi iniziarne un'altra".
Detto così diciamo che il ragionamento è paragonabile ad una eresia d’arte. Ma in realtà il discorso cambia.
So benissimo che sfogliando i più importanti libri di storia dell’arte, come ad esempio Le Vite del Vasari, le teorie prendono tutt’altra piega.


In realtà, i grandi studiosi, sostengono che Michelangelo all’apice della sua carriera, o comunque sia nella parte terminale, concepisce il non finito come un esempio di modernità, sostenendo che la pietra di per sé contiene già il messaggio che lo scultore intende comunicare, e che quindi non obbligatoriamente si deve “togliere” (materia n.d.r.) al fine di manifestare il proprio pensiero.
Certo, correva l’anno '500 e pensare ad una scultura “non finita voluta”...beh, ce ne vuole di estro.
Ma Michelangelo è stato, è e sarà sempre quel genio ineguagliabile dalle abilità divine.
Il non finito, pertanto, apre così le porte alle più importanti avanguardie artistiche del '900 superandoli di gran lunga considerando il mezzo millennio di scarto.
La pietra contiene già il messaggio, pertanto il non finito è la relazione tra forma, soggetto e pensiero dell’artista.
L’incompiutezza, come già detto, anziché un limite appare come una significativa anticipazione di modernità dell’arte e della scultura dove la forma diventa simbolo di libertà espressiva dell’animo dell’artista al di là delle convinzioni più classiche presenti in quel periodo artistico.


Chiudendo, è da sottolineare come alcune opere siano state davvero incompiute per mancanza di tempo o per imprevisti incappati all’artista. Detto questo, chi può dirci che al primo lavoro incompiuto, magari casualmente, l’artista non abbia avuto una vera e propria illuminazione artistica al fine d’elevare il suo stile verso l’assoluto del “non finito”.


Una cosa è certa: quando si parla di Michelangelo tutto assume una dimensione divina e bisogna avere rispetto per il suo creato. Le sue sculture non finite sono grandi capolavori da osservare, conoscere, contemplare, studiare ed apprezzare.



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